di Samuel Cogliati

• 24 agosto 2022 •

Il presente e probabilmente il futuro prossimo di tanta parte del mondo sono politicamente a destra.

Innanzi tutto è trascorso un tempo sufficiente dalle dittature del Novecento (fascismo, nazismo, franchismo, ecc.) affinché la destra possa rivendicarsi apertamente come tale, senza remore né inibizioni: l’oblio ha fatto il proprio effetto.

In secondo luogo, la destra odierna fa leva su almeno tre sentimenti di stretta attualità.

Primo: l’individualismo economico, fortemente connesso con il conservatorismo capitalistico nel quale la destra è a proprio agio. Questo mantenimento del tenore di vita è un terreno divenuto troppo fertile per essere ignorato elettoralmente, e sul quale la sinistra insegue (quasi sempre con piglio edulcorato e sfumato, dunque perdente).

Secondo: la paura, che crea diffidenza se non rigetto e chiusura. E nei tempi drammaticamente instabili e incerti che stiamo vivendo le fonti di paura non mancano: fragilità e volatilità economiche, sconvolgimenti geopolitici (e loro degenerazioni belliche) e climatici, con il loro effetto domino sulle migrazioni e i relativi conflitti culturali, religiosi, etnici, ecc.

Terzo: l’identità (o identitarismo – che va a braccetto con il patriottismo e il nazionalismo), risposta convulsa a uno scenario mondiale molto complesso e alla paura. 

Volendo, la destra non ha neanche bisogno di fare campagne elettorali, né di costruire un vero programma politico: le basta attizzare paure e risentimenti.

Sull’altro fronte c’è l’inconsistenza della proposta politica della sinistra, altrettanto semplice da capire e spiegare.

La sinistra del XXI secolo è disarmata. Non può più richiamarsi alle ideologie del passato (tramontate), mentre può allacciarsi a visioni del mondo contraddittorie: l’ecologia è vista come incompatibile con l’economia; il principio di solidarietà collide con il benessere materialista del consumismo, che è diventato una vera forma mentis, sia nei paesi ricchi sia in quelli poveri.

Soprattutto, però, la sinistra di oggi non ha modo di fare la sinistra. Fare la sinistra dovrebbe significare difendere o promuovere l’equità e l’eguaglianza sociali, e questa opzione non è percorribile. Che Guevara presidente degli Stati Uniti avrebbe le mani completamente legate, perché il sistema economico capitalistico imperante rende vana qualunque ambizione politica davvero alternativa. Pepe Mujica è rimasto confinato in Uruguay – si trattava di lasciare governare per cinque anni un paese di 3 milioni di abitanti –; in Grecia Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis sono stati demoliti.

La sinistra non ha modo di incidere, se non marginalmente, in questo sistema economico. Finché quest’ultimo non sarà radicalmente messo in discussione dalle vicende geo-storiche, l’azione politica resterà in mano alla destra. •

cogliati@possibiliaeditore.eu