(Villa Necchi Campiglio vista dalla piscina – foto Giorgio Majno, Fotografo 2008 © Archivio FAI – Fondo Ambiente Italiano)

Se esiste un paradiso urbano, si ubica probabilmente qui

di Samuel Cogliati

novembre 2015

Se come me siete più o meno milanesi, più o meno incidentalmente. Se come me vivete del teorico rimpianto di non avere vissuto tempi più fausti e propizi. Se vi accade di restare annichiliti di fronte all’epifania dell’eleganza più pura. Se avete il culto del Novecento in bianco e nero e in giacca e cravatta. E soprattutto se non l’avete ancora fatto, il mio consiglio è di andare a visitare Villa Necchi Campiglio quanto prima.

Villa Necchi Campiglio si trova a Milano in quello che – un po’ retoricamente – è chiamato “Quadrilatero del Silenzio”. Un piccolo intreccio di vie del settore orientale di corso Venezia, dai nomi intriganti e dall’importa art nouveau / art déco: via Mozart, via dei Cappuccini, via Vivaio, piazza Eleonora Duse…
La sontuosa residenza fu costruita tra il 1932 e il 1935 su una particella di terreno acquistata dall’omonima famiglia di origine pavese. Troppo lontana, e troppo provinciale Pavia, per ricevere la crème della borghesia e dell’aristocrazia meneghine. Così i ricchi industriali della ghisa rilevano qualche migliaio di metri quadri nel cuore della Milano d’alto rango (laddove, curiosamente, solo pochi anni prima sorgevano ancora orti e giardini privati) e incaricano l’architetto Piero Portaluppi (artefice del planetario Hoepli nei vicini Giardini Pubblici, oggi “Indro Montanelli”) di realizzare una villa “di campagna” in piena città. A quanto è dato sapere senza limiti di spesa. Due anni di progettazione, tre di cantiere: il risultato è all’altezza del potenziale e, voglio augurarmi, delle aspettative del committente.

La villa, che dall’esterno ha un impatto estetico relativamente modesto, si sviluppa su quattro piani: un seminterrato un tempo dedicato ai locali di servizio e alla servitù, un piano terreno consacrato alla rappresentanza, un piano nobile per la zona notte, un sottotetto riservato anch’esso ai domestici. Nell’ampio giardino alberato – tanto che dalla strada la villa è quasi invisibile – un campo da tennis (oggi ricoperto da una struttura vetrata e adibito ad area espositiva), e soprattutto la prima piscina esterna a riciclo d’acqua e riscaldata di Milano.

(Un angolo della piscina e la scalinata d'ingresso – Fotografia arenaimmagini.it 2014 © FAI - Fondo Ambiente Italiano)
(Un angolo della piscina e la scalinata d’ingresso – Fotografia arenaimmagini.it 2014 © FAI – Fondo Ambiente Italiano)

 

L’interno, rimaneggiato nel Dopoguerra dall’architetto Tomaso Buzzi, è estetica allo stato di distillato. Le forme pure ispirate al razionalismo milanese dell’epoca, i moduli decorativi (losanghe, intrecci) a firma di Portaluppi, i materiali più avveniristici e preziosi (palissandro, alpacca, pergamena, marmi, autentico linoleum naturale… ), porte scorrevoli a scomparsa o inserite in modo quasi invisibile nelle boiserie, altissime ma altrettanto proporzionate vetrate, una visione eccezionale della continuità spaziale, quasi ad abolire il confine tra stanza e stanza, tra dentro e fuori… La sublime biblioteca, con l’elegantissimo caminetto in granito, è luogo naturale del culto del ricevimento. La visionaria veranda – pressoché inalterata dal progetto di Portaluppi, incluso un delizioso divano ad “s” – è insuperabile bovindo sulla vita.
Non stupisce che la villa sia stata scelta come sede delle riprese di un film (Io sono l’amore, di Luca Guadagnino, 2009). Ma qualunque visitatore accorto e sensibile la desidererebbe per altri scopi, ovvero abitarla per sempre.

(La veranda con la porta scorrevole di sicurezza in alpacca – Fotografia Giorgio Majno, Fotografo 2008 © Archivio FAI - Fondo Ambiente Italiano)
(La veranda con la porta scorrevole di sicurezza in alpacca – Fotografia Giorgio Majno, Fotografo 2008 © Archivio FAI – Fondo Ambiente Italiano)

 

Dopo una fase di stasi, la villa fu donata dalle ereditiere Gigina Necchi e la cognata Nedda, al Fondo Ambiente Italiano nel 2001. Nel 2006 iniziò il restauro, nel 2008 l’inaugurazione. Oggi la tenuta è fortunatamente aperta al pubblico e visitabile, grazie appunto al Fai. Qui il video di alcune fasi del restauro.

(La scalinata che unisce piano terra e primo piano – Fotografia Giorgio Majno, Fotografo 2008 © Archivio FAI - Fondo Ambiente Italiano)
(La scalinata che unisce piano terra e primo piano – Fotografia Giorgio Majno, Fotografo 2008 © Archivio FAI – Fondo Ambiente Italiano)

 

Fino al 6 gennaio 2016 ospita la mostra dedicata a “Alfredo Ravasco. Principe degli orafi”.
Ingresso biglietto intero 13 €.
Informazioni su http://www.visitfai.it/villanecchi/

Villa Necchi Campiglio
Via Mozart, 14
20122 Milano
t. 02.76.34.01.21 – f. 02.76.39.55.26
fainecchi@fondoambiente.it
Metropolitana M1 Palestro 

Un sentito ringraziamento per la solerte e cortese collaborazione al Fai, nel reperimento e nella concessione delle fotografie. 

 

(La biblioteca di Portaluppi di palissandro – Fotografia Giorgio Majno, Fotografo 2008 © Archivio FAI - Fondo Ambiente Italiano)
(La biblioteca di Portaluppi in palissandro – Fotografia Giorgio Majno, Fotografo 2008 © Archivio FAI – Fondo Ambiente Italiano)

cogliati@possibilia.eu