di Samuel Cogliati

• 12 aprile 2022 • 

Siamo tutti inorriditi dalle agghiaccianti notizie che provengono ogni giorno dalla guerra in Ucraina. Eppure non capisco lo stupore di tante persone, che si dichiarano incredule di fronte a fatti come questi, che dicono di pensare che non si sarebbero mai più verificati in Europa. Perché mai?

Certo, la relativa quiete di cui ha goduto il nostro continente – con eccezioni di cui tuttavia non dovremmo dimenticarci, come i Balcani degli anni Novanta, il Caucaso degli anni scorsi, senza contare i conflitti che Stati europei hanno combattuto fuori dall’Europa… – poteva averci illusi che la pace fosse un dato ormai scontato e acquisito per sempre.

Quella in corso, invece, è semplicemente un’altra guerra, e le guerre portano sempre tragedie, orrori, distruzione, catastrofi, odio, risentimenti duraturi, liberazione degli istinti più meschini, violazione del diritto internazionale, crimini detti appunto “di guerra”, ecc.

Quello in corso non è dissimile da tanti altri conflitti che si svolgono da anni in giro per il mondo (e che, poiché lontani, ci interessano poco).

Quella in corso, oltre che di ricchezze e di risorse geo-economiche, è una guerra di uomini – perché sono quasi sempre gli uomini, non le donne, a volere e a scatenare le guerre. È una guerra “di testosterone”, e non sono del tutto sicuro che il testosterone stia solo da una delle due parti, regione per cui mi sento intimamente riluttante a schierarmi del tutto.

Finché non risolveremo questo problema incancrenito del testosterone, imparando anche a declinare una mascolinità che non sia necessariamente virile, convivremo con uno dei peggiori motivi dell’innesco delle guerre. •

cogliati@possibiliaeditore.eu