di Florence Reydellet

• novembre 2022 • 

Al ristorante milanese Il Liberty si è svolto un pranzo dedicato alla stampa, in cui Luca Monchiero ha presentato il barolo Pernanno riserva 2016, il nuovo cru dell’azienda Monchiero Fratelli. Un evento cui abbiamo avuto il piacere di partecipare.

Luca e Stefano affiancano oggi papà Vittorio, che negli anni Settanta del secolo scorso ha portato a compimento la trasformazione dell’azienda agricola di famiglia in azienda esclusivamente vitivinicola: «una storia di mezzadria diventata una storia di vigne».
La Monchiero Fratelli produce prevalentemente nebbiolo su undici ettari suddivisi tra i comuni della Morra, Alba, Verduno e Castiglione Falletto [nella fotografia]. Quest’ultimo è il loro “cuore pulsante”. E lì nasce il Pernanno, che si distingue dagli altri baroli dell’azienda – provenienti da Menzioni geografiche aggiuntive (MGA) differenti – per un più lungo affinamento in bottiglia (24 mesi) e, nella versione Monchiero, per una maggiore robustezza. Situato nei pressi del centro abitato, il cru ha un’esposizione piuttosto omogenea a est, in una fascia altimetrica compresa tra 250 e 300 metri circa. Le viti hanno oltre mezzo secolo. 

Il Pernanno 2016 mi è parso convincente. Il quadro olfattivo, inizialmente ritroso, svela con l’aria tratti sia solari (amarena ed erbe aromatiche) sia autunnali (fiori appassiti contrappuntati da inserti terrosi). La qualità del cru non si smentisce al gusto: è gradevole, teso e carico di energia, con una giovinezza avvertibile nell’apporto tannico crudo. Un richiamo salino chiude l’assaggio.

In questa stessa occasione ho avuto modo di assaggiare altri quattro vini di Monchiero. Il “Quattro Filari” 2021, un moscato secco ordinato, mi è parso agile, ma di modesto carattere. Il langhe nebbiolo 2020, senza sbavature, nettamente floreale, si è dimostrato capace di progressione. Il barolo Rocche di Castiglione 2018, poco preciso all’olfatto (l’alcol ne sfrangia i contorni) ha messo in luce un passaggio a vuoto a centro bocca; il sorso trova comunque una sua definizione nell’allungo balsamico. Infine, l’altro barolo, il Castiglione Falletto 2018, è apparso un poco segnato dal rovere, anche se provvisto di un buon succo e di nerbo.
Il Pernanno 2016 sembrerebbe dunque tracciare una linea di demarcazione rispetto alle altre bottiglie, di personalità meno affermata e più “scolastiche”. •