Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
Contatta la redazione: redazione@possibilia.eu
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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Racconti di un'emigrante
Narghilè e odore di spezie a Turnpike
Lane Alla scoperta di uno
dei quartieri più multietnici di Londra, dove vivono tanti italiani
che hanno scelto di lasciare il Bel Paese.
testo di Giulia Pepe, foto di Elisabetta Laurenza |
Al 72 di Turnpike Lane la sveglia suona alle 4.15. Si deve andare
al lavoro. La casa è fredda, ci si veste in fretta, cercando di non
svegliare nessuno. E subito in strada, per prendere il pullman notturno
che ti porta in centro. Turnpike Lane è una via periferica di Londra.
Sulla Piccadilly line, la linea blu, a nord, in zona tre. Londra è
divisa in aree concentriche, come fosse una cipolla. Zona tre significa
inizio della periferia, abbonamento del pullman più caro, affitto
più economico, case più modeste, per usare l'eufemismo che nasconde
la parola “brutte”. Turnpike Lane è sia una stazione della metropolitana
sia il nome di una via. Una via che in realtà è diventata un simbolo
del colonizzatore impero britannico. Qui infatti, gli unici bianchi
sono gli italiani, emigrati in Inghilterra in cerca di nuove esperienze,
lavoro, riconoscimenti, futuro. Uscendo di casa alle 4:50 le insegne
dei negozi sono spente ma le scritte si leggono chiaramente. Peccato
che la maggior parte non siano in inglese ma marcate in caratteri
arabi. Tutti ristoranti o supermercati. La proporzione abitante-ristorante
a Turnpike lane è sconvolgente. In un chilometro ci sono dodici ristoranti,
con cucine etniche, africane e asiatiche, e quattordici supermarket,
piccoli, grandi, utili e inutili.
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Davanti ad uno di questi per tutto il giorno si vede un vecchietto.
Pelle scura e rugosa, cappellino male appoggiato sopra la testa, cappotto
lungo e logoro, pantaloni marroni. In mano tiene un bastone con il
quale raccoglie le carte e i rifiuti che la gente getta davanti al
negozio. Fa questo mestiere per ore, la dedizione di certo non gli
manca. Probabilmente non ha molto di meglio da fare. Di notte invece
l'unica insegna illuminata è quella del “Buy 2 Save”, un supermercato
“off licence”, come si dice in Inghilterra, libero quindi di restare
aperto 24 ore su 24. E ovviamente qualcuno che va a comprare qualcosa
alle cinque del mattino c'è sempre. Il Buy 2 Save è economico e, a
essere onesti, la vita a Turnpike Lane non è affatto cara. I molti
fast food che si trovano in questa via le regalano un odore poco salutare.
Fanno concorrenza ai più famosi distributori di cibo spazzatura: piatti
uguali, sapore migliore, prezzo ridotto. Quasi un incentivo a mangiare
cose sempre meno sane. Turnpike Lane non sa solo di patatine fritte
però. L'odore delle spezie vendute da ogni supermercato è pungente.
Ci sono aromi che il naso occidentale non riesce a distinguere. Sa
solo che quell'odore non gli ricorda casa. E poi c'è l'odore del fumo
del Narghilè, la tipica pipa ad acqua turca, che in Inghilterra si
chiama Shisha. Si possono fumare solo all'aperto, quindi i locali
hanno creato delle impalcature esterne, circondate da tende in stile
orientale, con le stufette e i cuscini. Nei paesi arabi il rito del
Narghilè significa aggregazione, in Inghilterra invece ricorda le
tradizioni delle proprie nazioni d'origine. Ovviamente per gli italiani
è qualcosa di diverso: richiama la moda dell'etnico così in voga nel
nostro paese.
Prima di arrivare alla fermata del bus bisogna passare davanti all'unico
pub in stile inglese della via. Vecchio baluardo della grande cultura
anglosassone, il Toolgate è un posto che si può descrivere con un
solo aggettivo: inglese. I Tavoli di legno scuro, appiccicosi perché
la birra che sgocciola dai bicchieri non viene mai pulita adeguatamente,
il camino acceso, la moquette, l'insegna dorata su sfondo blu. I frequentatori
del pub sono a maggioranza bianchi inglesi, residenti nei dintorni.
Perché se è vero che questa via è una specie di ghetto, è anche vero
che basta girare l'angolo per ritrovarsi in occidente. Si può credere
di aver acquisito il teletrasporto per quanto cambiano gli scenari
nel giro di 50 metri. Negozio che vende abiti da sposa indiani, con
luccichii, paillettes e ciondolini in Turnpike Lane; giri l'angolo,
arrivi in Alexandra Street, e trovi una casetta residenziale con giardinetto
curato, fiorellini e tendine e macchina di lusso parcheggiata nel
vialetto.
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Ovviamente Turnpike Lane non è l'unica realtà di questo tipo nella
metropoli britannica: trovare un Londiner a Londra è cosa
rara, gli immigrati sembrano superare di gran lunga gli inglesi. Forse
semplicemente perché sono più colorati e fanno più rumore. Indubbiamente
gli italiani sono tra i più rumorosi. Luoghi comuni che all'estero
si palesano: in metropolitana le voci alte parlano italiano, molto
spesso. Da Turnpike Lane gli italiani vogliono scappare. Moltissimi
sono fuggiti dall'Italia perché, si sa, «gli stranieri in Italia ci
hanno rubato il lavoro». Ironia della sorte eccoli diventati loro
stessi stranieri. E il 79% degli inglesi si dichiara favorevole a
chiudere le frontiere: troppi italiani, spagnoli, greci, romeni che
cercano lavoro. Un lavoro che qui, a volersi sporcare le mani, si
trova. Spesso nel settore della ristorazione perché gli inglesi sembrano
non facciano altro che mangiare se si pensa al numero di ristoranti,
catene, fast food, chioschi e baracchini. Come in Turnpike Lane, così
in tutta la città si mangia tanto. E se si vuole imparare la lingua
bisogna lavare piatti a ritmi così frenetici da stressare anche il
più tranquillo essere umano sulla faccia della terra, pulire bagni
e farcire panini. A Londra, se sei immigrato, devi imparare a servire
un caffè in meno di un minuto, a lavare centinaia di piatti in dieci
minuti, a fare un panino in 45 secondi. Anche se non hai mai fatto
niente di tutto ciò prima e sei laureato in economia, in filosofia
o in teologia, e parli come minimo altre due lingue. Ovviamente nessuno
ti costringe, in Italia magari un lavoro si trova anche. Ma non è
solo una diceria comune che l'inglese, questa strana e meravigliosa
lingua, dalla grammatica banale e dall'interpretazione impossibile,
sia necessaria anche per fare il panettiere ormai.
A Turnpike Lane si riflette su questo, mentre si aspetta l'autobus
che passa ogni 6 minuti, con tanto di autista che ti aspetta se stai
correndo perché sei in ritardo. Si pensa che forse si può accettare
di vivere in una città in cui vedi il sole una volta al mese, però
gli autobus di notte passano più frequentemente di quanto accada di
giorno in Italia. Persino a Turnpike Lane. In questa via di periferia,
simile a un ghetto, con la spazzatura davanti alle case spesso non
ritirata, con il parco frequentato da tipi loschi che ti offrono marjuana
come fosse tè, con le case abitate da umani e topolini, con i supermercati
che tengono esposta la stessa carne per giorni, sotto la pioggia,
ovviamente niente maiale, perché si vende solo carne Halal.
Alle 5.03 arriva il Double Decker, in venti minuti si inizia a lavorare,
in un negozio del centro, a Oxford Circus, dove nessuno sa cosa sia
o dove si trovi Turnpike Lane. E cosa significhi questa via per tanti
immigrati.
Scrivici: redazione@possibilia.eu
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