Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il
numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione
che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano
il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante
altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra
rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto
di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati.
Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona
per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie
così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si
aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata
- e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere
eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così
entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso
di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il
vino, il rugby e il viaggio.
I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare
il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
Vai a www.possibiliaeditore.eu
LaPresse: Matteo Bovo,
Davide Montigiani, Spada
per gentile concessione Federazione Italiana Rugby
Tra test match e Sei Nazioni
2011
Italrugby: chiaroscuri
(e dati controversi) di uno sport in ascesa Numeri
e tendenze della Palla Ovale azzurra, con un entusiasmo da consolidare.
In vista dei mondiali neozelandesi.
di
Igor Vazzaz
Il rugby rappresenta, in Italia, una delle migliori novità sportive
dell'ultimo decennio, con un incremento di visibilità, investimenti
e attenzione generale inedito nel nostro Paese. Come per la pallavolo
- cui giovarono le vittorie della nazionale guidata da Julio Velasco
(tra 1989 e 1996 colleziono due titoli mondiali, tre europei, cinque
World League, una coppa del mondo e un argento olimpico) in grado
di fare da traino a tutto il movimento -, l'ingresso dell'Italrugby
nell'élite europea del Sei Nazioni, dieci anni or sono, ha rappresentato
una linfa vitale per uno sport di grande fascino e che tuttora si
erge a difesa di valori “antichi” quali lealtà, sportività, correttezza. «Il rugby è differenza», è lo slogan azzeccato della
federazione italiana che, a fronte di un'attenzione benevola e interessata
a questo “nuovo” fenomeno, deve adesso gestire alcune difficoltà riguardanti
il suo ariete, la Nazionale.
Dopo essere riuscita, con ottime vittorie e prestazioni più che convincenti,
a far ampliare l'esclusivo torneo continentale, in undici partecipazioni
l'Italia registra un bilancio ambivalente: otto cucchiai di legno
(ultimi posti) di cui quattro a zero punti (whitewash), due
quinti posti e un quarto, per sette vittorie totali, un pareggio,
quarantasette sconfitte, 827 punti realizzati (67 le mete), 1.793
subiti per un saldo negativo di 968.
Misurarsi con nazionali sopportate da movimenti assai più importanti
di quello azzurro rappresenta uno scoglio, ma è innegabile che solo
confrontandosi con i più forti si possa migliorare. Ed è in questo
senso che, poco più di tre anni or sono, la Fir ha affidato la Nazionale
a un tecnico di provata esperienza quale il sudafricano Nick Mallett,
a raccogliere il testimone impugnato dal francese George Costes (il
ct che ha condotto l'Italia nel Sei Nazioni), l'italiano Massimo Mascioletti,
i neozelandesi (ex All Blacks) Brad Johnstone e John Kirwan sino all'altro
transalpino Pierre Berbizier.
Il cammino di Mallett, personaggio non facile, abituato a parlar chiaro
e spesso con durezza, è all'insegna del chiaroscuro: cinque vittorie
contro ventisei sconfitte. Il 2011 rappresenta un banco di prova decisivo
per il tecnico e per il movimento italiano, con il Sei Nazioni e la
Coppa del Mondo: nonostante una poule difficile l'Italia sogna gli
storici quarti di finale (sfiorati in Francia nel 2007) ed è in questo
senso che va letto l'ingaggio dell'allenatore sudafricano.
A parziale discolpa del ct, c'è da dire che la filosofia nella scelta
degli avversari dei test match è stata rigorosamente qualitativa:
solo in un caso la selezione avversaria non ci precedeva nel ranking
internazionale dell'International Rugby Board (i Pacific Islanders,
fusione di Fiji, Samoa e Tonga, riunite ogni due anni per effettuare
tournée).
I tre test match 2010 non hanno contribuito a fugare i dubbi: una
sconfitta netta (per modalità più che per punteggio, 16-22) con l'Argentina,
un'altra, onorevole, con i maestri australiani (14-32) e una vittoria
scacciacrisi (24-16) sulle Fiji, nazionale in forma e che sopravanza
l'Italia di due posti (decimo contro dodicesimo) nella classifica
internazionale.
È stato interessante, in queste occasioni,
portare gli Azzurri dove non avevano ancora potuto esibirsi, a Verona,
Firenze e Modena, benché la risposta di pubblico non sia stata quella
sperata: 30mila spettatori al Bentegodi, 32mila al Franchi e 18mila
al Braglia. Solo in quest'ultima occasione è stato sfiorato l'auspicato
“tutto esaurito”. 54 punti segnati e 70 subiti non sono un saldo terribile,
ma si deve tener conto di un entusiasmo che sembra essersi affievolito
nel corso degli anni.
Non a caso, per la prima volta da tempo gli investimenti registrano
una sonora battuta d'arresto, -22% (dato della ricerca Il futuro
della sponsorizzazione, effettuata da StageUp e Ipsos, ma riguardante
l'intero settore sportivo senza distinzioni e con la crisi economica
di mezzo), con una tiepida previsione di ripresa (+1%) per il 2011.
Il movimento azzurro si affaccia sul 2011 con numerosi interrogativi,
ma anche solidi motivi di speranza. Il destino di Mallett pare a rischio,
al punto che si vocifera d'un avvicendamento all'indomani della Coppa
del Mondo, eventualità che rischia di portare in Nuova Zelanda una
squadra non del tutto motivata. L'eventuale cambio di gestione (il
sostituto potrebbe essere Jacques Brunel, coach del Perpignan campione
di Francia 2009) potrebbe significare interrompere uno percorso che,
per un Paese rugbisticamente “giovane”, ha bisogno di pensare a lungo
termine. Per contro, l'approdo di due squadre italiane in Celtic League
(Benetton Treviso e Aironi Rugby) è di certo un elemento positivo
in vista sia di una maturazione di nuovi giocatori sia per incrementare,
anche rispetto ai club, l'attenzione verso questo sport.
Igor Vazzaz, toscano di origine friulana,
si occupa a vario titolo di teatro, tv, musica (come cantante e
autore), satira, cultura, collaborando con l'Università di Pisa
e varie testate.
www.igorvazzaz.blogspot.com, www.myspace.com/tarantola31