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Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati. Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata - e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il vino, il rugby e il viaggio.

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I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto di Federico Scoppa
Turismo, ecosistema e buon senso

Non insabbiamo la coscienza
Breve viaggio tra le spiagge più belle e più a rischio. Da vedere prima che passi l'ultimo treno... O forse no?

di Giulia Pepe


Promemoria da appiccare sul frigorifero: “Da visitare nei prossimi anni: Phuket, Tasmania, golfo del Maine, Caraibi, Cile, Canada, mare del Nord”. Perché? Presto detto: potremmo essere tra le ultime generazioni a vedere questi luoghi.
Due le cause principali: il loro sfruttamento e il cambiamento climatico. L'erosione delle coste è un fenomeno mondiale che colpisce in diversi termini. Queste però sono le aree costiere che secondo Forbes moriranno per prime. Per i fortunati che i prossimi anni prenderanno il sole su queste sabbie il nostro articolo sarà solo un suggerimento turistico. Per tutti quelli che non avranno questa possibilità facciamo un viaggetto virtuale per scoprire queste “spiagge in via d'estinzione”.

Prima tappa: Phuket. Isola della Thailandia, famosa per le sabbie bianche, per le acque cristalline, e perché fu colpita dal maremoto del 26 dicembre 2006. Nel 1947, l'agente 007 vive lì la sua avventura dal titolo “L'uomo dalla pistola d'oro”. Per difenderla dalla siccità, sua nemica numero uno, però, non basterebbe neanche un esercito di agenti speciali. I suoi 75mila abitanti devono fare i conti con il turismo che porta profitti ma aggrava la situazione.

Maiorca: se volete andare in quest'isola delle Baleari ricordatevi di mettere in valigia tanta acqua. Stesso problema di Phuket: la siccità. Che però a Maiorca è causata dalla troppo elevata richiesta. Inoltre, l'isola famosa per la vita notturna è minacciata dall'aumento della temperatura atmosferica.

A mettere a rischio la vita delle coste del golfo del Maine negli Stati Uniti sono la pesca e il riscaldamento climatico: hanno provocato l'innalzamento del livello marino che sta sommergendo a poco a poco le spiagge. Che cosa direbbe Jessica Fletcher, la signora in giallo, che abitava proprio lì?

foto di Federico Scoppa

Ci spostiamo in uno dei paradisi terrestri più conosciuti.
Eccoci ai Caraibi, che subiscono un attacco incrociato che li sta portando alla distruzione. Su un fronte troviamo ancora una volta il surriscaldamento, sull'altro la pesca selvaggia e su un terzo il barbaro sviluppo edilizio. E siccome non c'è limite al peggio, le continue tempeste, più frequenti in questi ultimi anni, hanno provocato lo sbiancamento dei coralli. Conseguenze: distruzione della barriera corallina e del suo ecosistema.

In Cile lo sviluppo industriale ha determinato la scomparsa di numerose specie viventi e ha modificato l'assetto delle spiagge. Per correre ai ripari si cerca di costruire qualche barriera che limiti l'erosione. Bisogna capire però se questi non siano solo dei palliativi poco utili e se dovremo dire addio alle spiagge bianche cilene.

Stessa sorte per le coste bagnate dal mare del Nord: qui l'innalzamento dell'acqua dovuto allo scioglimento dei ghiacci porta alla progressiva scomparsa delle spiagge.

Se andassimo sulle coste del Canada e dell'Oregon, Stato americano che si affaccia sul Pacifico, potremmo osservare dei pesci a dir poco strani. A causa dell'inquinamento in quest'area si sono verificate delle mutazioni genetiche. Normale vedere pesci maschi con caratteristiche sessuali femminili. Da non dimenticare, inoltre, che l'inquinamento aiuta l'erosione anche in questa zona.

Avete presente le bellissime foreste di mangrovie delle Filippine? Stanno per diventare un ricordo. Il motivo? Per creare allevamenti di gamberi e pesce, vengono selvaggiamente distrutte. Oltre al danno estetico, questo uso forsennato della motosega causa la scomparsa della naturale barriera che il pianeta aveva eretto. Le foreste di mangrovie infatti riparano le coste dall'erosione, dai cicloni e dai venti.


L'ultima tappa del nostro viaggio è la rappresentazione di una contraddizione in termini. Da quando la guida Lonely Planet ha definito Bay of Fires, località della Tasmania, “uno dei posti più belli al mondo” il turismo l'ha resa località di villeggiatura di massa. E così gli aborigeni ora devono fare i conti con orde di turisti che saccheggiano e distruggono questo paradiso terrestre. E qui il dilemma: andare a visitare questa amabile insenatura, contribuendo alla sua distruzione, o rimanersene a casa, rimpiangendo di non aver visto uno dei più bei luoghi al mondo? Forse c'è una terza, utile opzione: aderire alle sempre più numerose proposte di un turismo rispettoso, equo e consapevole, che non risponde necessariamente a pretese di confort irregionevoli ovunque, ma si adegua, usando inventiva e buon senso.

Giulia Pepe studia Lettere moderne all'università Statale di Milano. Collabora con il quotidiano Il Giorno e con il periodico La Gazzetta del Nordmilano, occupandosi soprattutto di eventi culturali e sociali

     
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