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Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati. Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata - e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il vino, il rugby e il viaggio.

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I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto con gentile concessione del Clandestino
Festival di giornalismo di Modica, Sicilia

Pezze al culo e schiena dritta
Giorgio Ruta, della rivista indipendente Il Clandestino, racconta la seconda edizione dell’evento che riunisce chi ci crede e non vuole mollare. Nonostante tutto.
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Incontriamo Giorgio Ruta, della rivista indipendente Il Clandestino e tra gli organizzatori della seconda edizione del Festival del giornalismo di Modica, in Sicilia.

- Siete passati da un garage, dove vi riunivate per fare il giornale, a organizzare un festival nazionale. Come ci si sente? Ci raccontate com’è andata?
- «Siamo molto contenti ed entusiasti. Tutto è partito quattro anni fa quando abbiamo deciso di dar vita al Clandestino. Inizialmente un brutto giornaletto fotocopiato e distribuito alla meno peggio. Ma avevamo tanta voglia di raccontare la nostra città, la nostra terra, i suoi orrori e le sue bellezze. Pian piano siamo cresciuti, con tutti nostri limiti, ma ci abbiamo provato. Ora Il Clandestino è registrato, ha un direttore, una distribuzione nelle edicole della provincia. E soprattutto riesce a fare ogni mese delle inchieste o a dire cose banali che nessuno dice. Siamo riusciti a mantenere la nostra autonomia. Tutto ciò non lo avremmo neanche sognato quando abbiamo cominciato.
E tra una riunione e l’altra è nata pure l’idea del festival. Volevamo festeggiare il giornalismo con le pezze al culo e la schiena dritta. L’anno scorso abbiamo fatto la prima edizione. Abbiamo avuto: Riccardo Orioles, Pino Maniaci, Carlo Ruta, Luciano Mirone e tanti altri. È stata un’ottima occasione per conoscersi, confrontarsi, stabilire contatti e fare rete. Avevamo visto bene infatti è nata una collaborazione con i ragazzi di U cuntu. Un giornale online fatto da tante testate di base. Quest’anno il programma è stato più ricco. Ci sono stati tra gli altri: Alberto Spampinato, Roberto Rossi, Bruno Tinti, Pino Finocchiaro, Franco Fracassi, Walter Molino. Anche quest’anno abbiamo previsto un forum delle testate giovanili. Vediamo il festival come un luogo operativo: meno discorsi e più concretezza.
Abbiamo parlato anche di Giovanni Spampinato, una figura che ci coinvolge molto. Infatti, nel prossimo numero partirà una rubrica in cui ospiteremo un articolo di Giovanni».

foto con gentile concessione del Clandestino


- È un luogo comune o in Sicilia è davvero più difficile fare giornalismo indipendente? Avete mai sentito il peso di poteri forti? Che difficoltà avete incontrato?
- «Non penso sia un luogo comune. Se vuoi fare un giornale indipendente ti imbatti in una serie di difficoltà. Soprattutto non hai soldi, non hai molti sponsor. Qualche mese ti tocca pure uscire i soldi di tasca tua per pagare il tipografo. Pensiamo a un giornale come I Siciliani di Pippo Fava. Una delle riviste più belle che ci sono state in Italia: ottimi contenuti e ottime vendite ma mai una lira di sponsor, solo un direttore ammazzato.
Il peso dei poteri forti a volte si avverte. Ma si avverte lontano, almeno nella nostra provincia, come qualcosa che dall’alto cerca di frenarti. Un esempio: per il festival dell’anno scorso dovevamo ricevere un finanziamento della Provincia. Durante i giorni dell’iniziativa chiama un consigliere provinciale di sinistra che ci dice che eravamo pazzi a pretendere i soldi dopo quello che avevamo scritto. Avevamo scritto di un gruppo economico-politico locale che esercita un forte potere sul nostro territorio e che vanta un’origine quanto meno misteriosa.
In Sicilia penso che il pericolo maggiore sia l’isolamento che possono subire quelle testate e quei giornalisti che ogni giorno sfornano articoli senza badare a padroni e padrini. Il festival serve anche a non restare soli e per fortuna non ci siamo mai sentiti soli. Modica ­ una parte di essa ­ risponde con affetto e collaborazione. È la nostra più grande soddisfazione».

- In Italia, come all’estero, non è sempre facile realizzare delle inchieste. I giornali e le tv pagano poco e spesso il giornalista si riduce al lavoro di desk. Qual è, secondo voi, il futuro del giornalismo?
- «Una domanda del genere oggi è una cattiveria. Sembra che tutto vada a rotoli, ma chissà. Io non voglio pensare che il giornalismo del futuro sia un giornalismo fatto da leccaculo e sottopagati. Ci sono tante piccole esperienze di giovani che fanno umilmente informazione. Questo è il presente e se vogliamo essere ottimisti questi giovani potranno incidere ancora di più nel futuro. Ma forse è solo un’utopia consolatoria».

- Questa è la seconda edizione, siete ancora giovani. Che cosa vi aspettate dal futuro?
- «Ci aspettiamo di non mollare. Organizzare il festival è faticoso ma ci diverte tanto. Speriamo di continuare così, di crescere, di migliorare l’imperfezioni, di essere sempre di più. E soprattutto che dal festival nasca qualcosa di importante per il giornalismo siciliano. È un sogno ma abbiamo imparato che a volte i sogni si avverano».

- Qual è stata la sorpresa di quest’anno?
- «I quaranta ragazzi che ad agosto, con 40 gradi, hanno deciso di partecipare ai workshop che abbiamo inserito nel festival. Siamo molto soddisfatti, volevamo che il festival fosse non solo un momento di confronto e dibattito ma anche, e soprattutto, un momento di formazione, di crescita, di incontro tra giovani».

- Come ha reagito il pubblico?
- «Abbiamo avuto risposte esaltanti. Per esempio la vecchietta che contribuisce con la pensione o il turista che prosegue le vacanze a Modica, perché il Festival lo ha colpito. Anche i cittadini hanno risposto bene, ovviamente ci aspettiamo sempre di più. E soprattutto ci ha fatto piacere conoscere ragazzi, e non solo, provenienti da tutte le parti della Sicilia e dal resto d’Italia. Speriamo, il prossimo anno, di conoscerne ancora di più... ».
Ludovica Scaletti
     
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