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Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati. Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata - e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il vino, il rugby e il viaggio.

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I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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Altin Prenga
Tradizione e rinnovamento

All'ombra delle fate
A Fishtë, in un angolo d'Albania, Altin Prenga e il fratello Anton hanno dato vita a “Mrizi i zanave”, un ristorante che propone solo prodotti locali.

testo di Ludovica Scaletti, foto di Roberta Bianco


“Mrizi i zanave”, l'Ombra della fata in italiano, è il titolo di un'opera del poeta albanese poco noto e poco ricordato Gjergj Fishta, morto nel 1940. Ed è anche il nome di un ristorante, situato alla periferia di un piccolo paese del nord dell'Albania, che porta il nome dell'artista. Il paesaggio che circonda la costruzione di pietra, i tavoli di legno e il giardino curato nei dettagli, è effettivamente fiabesco, come lo sono il cibo e l'atmosfera. Siamo a qualche decina di chilometri dal confine con il Montenegro, da una parte il mare e dall'altra le montagne selvagge. Un luogo (chissà ancora per quanto) incontaminato, risparmiato dalle violenze della guerra civile degli anni '90, ma segnato da 40 anni di dittatura e da un capitalismo sfrenato che sembra scommettere soltanto su soldi facili e macchine vistose. Altin Prenga, trent'anni, è il creatore di questo luogo, lui l'ha pensato e costruito dall'inizio alla fine, fino a trasformarlo in un ristorante di successo, dove la classe media albanese si dà appuntamento per mangiare bene e riscoprire i sapori di una volta.

Altin ha scelto la casa paterna per ricominciare la sua vita in Albania. Come hanno fatto centinaia di suoi connazionali in fuga, è partito lasciando la sua famiglia a soli 15 anni. Si è imbarcato su uno di quei pescherecci che dall'altra parte del mar Adriatico vedevamo in televisione; le stesse “carrette del mare”, che oggi si sono solo spostate più a sud, nel tratto di Mediterraneo che separa il Nordafrica dalla Sicilia. È sopravvissuto al canale d'Otranto e ha risalito lo stivale fino in Trentino Alto Adige, dove ha lavorato come lavapiatti, salumiere e infine in un'azienda vinicola. Poi la morte improvvisa del padre lo ha convinto a varcare di nuovo il confine, per ricominciare in un paese cambiato, stravolto ma anche deciso a risollevarsi. Dopo sforzi e sacrifici il ristorante ha preso forma e presto diventerà un agriturismo con qualche stanza. Altin lo chiama “fiore nel deserto” e nei suoi occhi si legge la determinazione con cui ha realizzato il sogno di una vita.

Capretti nella campagna di Fishte

Ma Altin non ha fatto tutto da solo. Accanto a lui la moglie e il fratello Anton, 26enne, chef del Mrizi i zanave, anche lui emigrato, tornato dall'Italia da pochi anni. Il menu è ricco e sorprendente. Ci sono dei sapori decisi, prodotti del luogo. Si parte con uno sciroppo di corniolo, un frutto rosso simile a una bacca, seguono antipasti di verdure e torte salate con erbe e fegato di capretto, tre tipi di patate (con formaggio alla brace e al timo) fiori di zucca ripieni di ricotta, verdure alla griglia e sotto sale (melanzane, cetrioli e pomodori verdi). Seguono carne di capretto e un dolce indimenticabile: una torta di yogurt ricoperta di frutti di bosco. I piatti sono quelli della tradizione, cose semplici che però altrove non si riescono a trovare così facilmente. Nelle città albanesi infatti è più frequente incontrare una pizzeria, o cibo internazionale, piuttosto che una trattoria. Secondo Altin gli albanesi hanno così «sete di consumo dall'estero», di tutto ciò che non è locale, che pur avendo i prodotti a disposizione, preferiscono comprare da fuori. Un fenomeno che rischia di far crollare le attività dei piccoli agricoltori, di uccidere un'economia che altrimenti potrebbe essere florida. Altin va controcorrente: nel suo terreno c'è un orto, qualche pianta da frutto e la carne viene soltanto da allevatori della zona. Perché il suo sogno è di unire tutti i produttori, aprire un caseificio e «magari un macello con animali identificati da un brand» in quello che, negli anni della dittatura era un campo di concentramento per gli oppositori al regime. Oggi Anton, cuoco dalla testa ai piedi, segue tutta la filiera, dall'acquisto del bestiame al mercato di Milot, il più grande del nord dell'Albania, fino alla morte e naturalmente alla cottura.

Dolce allo yogurt

In questo angolo albanese che sa di Mediterraneo, di accoglienza e di tradizioni dure a morire, sembra di tornare indietro nel tempo, ma sempre proiettati nel futuro. Un futuro sostenibile per tutta la comunità. Ammesso che la corruzione, l'abusivismo, l'inquinamento e tutte le problematiche che il paese delle aquile deve affrontare, non rendano tutto troppo difficile.

Info: www.mrizizanave.com/mrizi


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