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Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati. Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata - e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il vino, il rugby e il viaggio.

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I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto di Federico Scoppa
Fotografia: Lucca Digital Photo Fest

La foto nel suo habitat naturale
Intervista con gli organizzatori della rassegna internazionale. Che guardano all'edizione 2011.

di Dania Ceragioli
foto di Federico Scoppa


Si è da poco conclusa la 6a edizione del Lucca Digital Photo Fest, rassegna internazionale dedicata alla fotografia digitale e video arte, ormai un punto di riferimento dell'arte fotografica italiana. Alcune delle mostre fra le 17 presentate, rimarranno aperte fino al 30 gennaio 2011: “The Power of imagination di Sandy Skoglund”, a villa Bottini; “Bye Bye, Baby Marilyn” dalla collezione privata di Giuliana Scimè (anteprima assoluta), a palazzo Ducale; “Horst P. Horst”, in collaborazione con la Staley Wise Gallery di New York, a palazzo Ducale. Mentre si guarda già all'edizione di quest'anno, abbiamo incontrato Enrico Stefanelli e Susanna Ferrari, che ci hanno raccontato l'evento e tirato alcune somme.

- “Lucca Digital Photo Fest”: come è nata l'idea?
Susanna Ferrari: «Sei anni fa, per caso, come accade spesso. È un sogno che si è concretizzato grazie alla passione e alla competenza di varie persone: il direttore artistico, Enrico Stefanelli, Jessica Di Costanzo e la sottoscritta, responsabili di coordinamento organizzativo e direzione. Unendo le competenze, quasi per gioco, nasce l'idea di fare un festival fotografico».

- Esiste una cultura fotografica lucchese? Perché questo festival nasce e si è radicato così bene in questa città?
«Dalla prima edizione abbiamo registrato un interesse sempre crescente. In Italia abbiamo forse tardato a sviluppare una sensibilità per il mondo della fotografia: nel nostro piccolo, forse stiamo contribuendo... La città si presta moltissimo a questo tipo di evento: è raccolta, sembra un vero e proprio salotto. Ogni mostra è raggiungibile a piedi, dislocata in chiese sconsacrate, palazzi antichi, tutte destinazioni molto suggestive».

- Una città medievale proiettata nel contemporaneo.
«Negli ultimi anni c'è stata una apertura all'arte contemporanea, complice una politica fatta di piccoli passi. Nello scioccare cerchiamo di educare: Jan Saudek (fotografo ceco nato a Praga nel 1935 prende la decisione di colorare ad acquarello le sue stampe in bianco e nero dando vita a un proprio stile) poteva essere presentato in diversi modi nell'ottica di proporre un linguaggio nuovo. Stefanelli, nel progettarne l'esposizione, ha trovato un equilibrio tenendo in considerazione il nostro pubblico. Sgarbi, a Milano, presentò scatti decisamente più forti sollevando invece molte polemiche».

- Soggetto cardine di questa edizione è la donna: fotografa, artista, soggetto e musa. Enrico Stefanelli, lei ha dichiarato: «Non raccontiamo una donna, ma un universo femminile complesso ed in evoluzione». Che cosa intende dire?
Enrico Stefanelli: «Tante sfaccettature, tanti punti di vista: non parliamo di un soggetto univoco. Abbiamo una mostra come quella di Boris Missirkov e Georgi Bogdanov, in cui la stessa persona - una donna appunto -, è ripresa in sette pose ed espressioni diverse. L'illuminazione riflette all'infinito il suo volto: più donne si sovrappongono, ma è sempre la stessa. Il tema di questa edizione nasce da una intuizione: volevamo un soggetto che abbracciasse un soggetto a 360 gradi, questo lo sforzo rispetto agli anni precedenti».

- Avete ospitato grandi nomi della fotografia. Quest'anno è stata la volta di Sandy Skoglund, insignito del “Lucca Digital Photo Award”. Avete ricordi particolari, aspetti intimi di questi personaggi geniali?
«Erwitt Elliot, ospite nel 2007 alla terza edizione del festival, ha fatto trasparire, da un punto di vista prettamente umano, la sua grande ironia. Nel giorno della premiazione, accompagnato da Gianni Berengo Gardin, si è alzato alle sei del mattino per andare a fotografare le cave di marmo. I ricordi più recenti vanno a Donna Ferrato, a Sandy: quando le abbiamo incontrate in America e ci hanno mostrato i loro lavori».

- Il contributo che il LDPF dà alla città è notevole: un'occasione di grande turismo culturale. Come sono i rapporti con le amministrazioni locali?
«Sono molti gli enti che ci aiutano, ma non è facile riunire tutti intorno a un tavolo. Spesso i politici non capiscono che la cultura è un arricchimento notevole per le persone e può anche dar vita a un indotto. A Lucca, in un periodo morto come quello autunnale, siamo riusciti a dare una spinta non indifferente all'economia locale. In accordo con le amministrazioni abbiamo mantenuto il festival a novembre, anche se per noi sarebbe stato più facile spostarlo in primavera per la possibilità di utilizzare gli spazi aperti e intercettare un maggior numero di turisti».

- Fino al 2012 siete coperti da finanziamenti, pubblici e privati, ma al momento non sono stati stanziati fondi europei.
«I contributi ci vengono di anno in anno e non ci sono mai certezze. Per quelli dell'UE, il bando ha dei vincoli: programmazione di almeno cinque anni e un certo numero di autori europei: con questa edizione abbiamo cercato di allinearci».

- La fotografia è ormai accettata come arte: in questo senso, esiste una realtà italiana?
«Certo, si può e si deve parlare di arte. Anche in Italia la fotografia è riconosciuta come una vera e propria forma espressiva».

Susanna Ferrari: «Da questa edizione, il festival ha uno spazio per le gallerie d'arte, si chiama “Epson Digigraphie Lounge”. Abbiamo invitato alcune gallerie italiane: esperimento riuscito. Sempre meglio presentarsi all'interno di un festival che di una fiera fredda e asettica. Il visitatore vede il grande autore, magari irraggiungibile, poi entra nelle gallerie dove trova la fotografia rendendosi conto di poter effettuare l'acquisto».

- Nel 2009 è stata messa in liquidazione l'agenzia fotografica di Grazia Neri, la prima fondata in Italia. Quali saranno i futuri scenari del fotogiornalismo nel nostro Paese?
«Questo è un tema dibattuto, sentito: non a caso nove vincitori del World Press Photo sono italiani. Il fotogiornalismo sta cambiando faccia e modalità operative, c'è ancora vitalità».

- Il LDPF rivolge una particolare attenzione ai giovani fotografi: corsi, workshop, letture portfolio. Un incentivo per guardare avanti?
«Crediamo nei giovani: il festival abbraccia linguaggi diversi fra loro per cercare di far crescere il popolo interessato alla fotografia. Se un giovane vuol intraprendere questo percorso deve poter scegliere e capire quella che è la sua strada e il nostro obbiettivo, se possibile, è contribuire alla crescita della cultura fotografica in Italia».

Dania Ceragioli, viaggiatrice, fotografa, istruttrice qualificata di hatha yoga, vive e lavora a Viareggio (Lucca).

Federico Scoppa, fotografo professionista, italo-francese, risiede dove si trova nel dato momento, finché non si sposta da un'altra parte. Ha una base a Capri e una a Lucca.

     
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