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Il periodico
Dopo una laboriosa (e avventurosa) preparazione, a ottobre 2009 esce il numero zero di www.possibilia.eu periodico online per curiosi. Una realizzazione che riflette l'orizzonte libero e senza preconcetti della nostra linea editoriale.
Da subito, un gruppo di autori aderisce al progetto, alcuni dei quali formano il nucleo redazionale più stabile.
Possibilia si non si propone di fare informazione in senso stretto: tante altre testate più veloci e attrezzate ricoprono già questo ruolo. La nostra rivista desidera offrire ai suoi lettori contenuti insoliti, dando diritto di cittadinanza a temi o chiavi di lettura spesso trascurati o snobbati. Un periodico generalista a 360 gradi? Solo in parte. Possibilia non funziona per compartimenti tematici, ma per modalità di approccio alla materia. Accoglie così una sezione per Dilettarsi, una per Pensare e una per Sorridere. Si aggiungono una sezione di News - la sezione “d'attualità” della testata - e una sezione destinata ai Pubbliredazionali, con lo scrupolo di mantenere eticamente distinti contenuti commerciali e redazionali, valorizzando così entrambi.
Con la nuova versione della rivista, inaugurata nel 2012, abbiamo deciso di aggiungere una sezione (le Rubrilie) dedicata alle nostre passioni: il vino, il rugby e il viaggio.

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I libri
Nel 2010, gli esiti incoraggianti della rivista e il desiderio di ampliare il progetto editoriale dànno vita alla parte cartacea della nostra attività.
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foto di Sara Signorelli
Escursione botanica in Africa

Baobab: l’albero vanitoso
Il “tuttofare” piantato all’ingiù.

di Sara Signorelli

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Una leggenda africana narra che in origine il baobab era un bellissimo albero ricoperto da fiori vistosi. L’albero però era anche molto vanitoso e pieno di sé. La sua superbia scatenò l’ira di Dio che decise di sradicarlo e di piantarlo al contrario.

Il baboab o, in lingua kiswahili mbuyu, è uno dei protagonisti della vegetazione subsahariana. Questo albero sproporzionato, dalla forma di una grassa carota, ha un tronco largo e massiccio e un diametro che può raggiungere 10 metri. I rami contorti, sottili e disposti a raggiera, sono spogli durante la stagione secca ma si ricoprono di fiori per pochi mesi l’anno. Bianchi e molto profumati, si schiudono solo dopo il tramonto: infatti l’impollinazione avviene grazie a pipistrelli e altri piccoli animali notturni.

Il “simpatico energumeno” si è adattato molto bene al clima africano. Una delle strategie utilizzate per sopravvivere al clima arido è avere un legno molto poroso, che marcendo rende cavo il tronco e permette l’accumulo d’acqua durante la stagione delle piogge. In questo modo, i tronchi arrivano a contenere fino a 120mila litri di acqua e consentono alle piante di sopravvivere durante lunghi periodi di siccità. Si ritiene infatti che il baobab possa vivere per tremila anni.

foto di Sara Signorelli

Il baobab è spesso chiamato “l’albero della vita”, non solo per la sua longevità ma anche per la straordinaria utilità di ogni suo elemento, per l’ uomo e per l’ecosistema.
Le foglie sono utilizzate come rimedio contro diarrea, febbre e malattie del tratto urinario. La polpa dei frutti, eccezionalmente ricca di vitamina C, è utile alla sanità dentale, per favorire la cicatrizzazione di ferite e per combattere le infezioni. La polpa può essere polverizzata e disciolta in acqua (o latte) per farne una bevanda dissetante. I semi, se arrostititi, acquisiscono un sapore simile al caffè.
Le fibre ottenute dalla corteccia si possono intrecciare per produrre cesti, corde, reti da pesca. Le api fanno i propri alveari nelle cavità e gli elefanti oltre ad affilarsi le zanne contro la corteccia utilizzano i tronchi come serbatoi, per risucchiarne l’acqua nei periodi di siccità. Il baobab riduce l’erosione del suolo e può essere utilizzato in aree aride, poco sfruttabili per la coltivazione.
Il fatto che la sua presenza sia considerata di buon auspicio e che la sua struttura riesca a creare zone particolarmente ombrose, ne fa un punto di incontro importante per riunioni e mercati.
Sarà forse per questo destino da “tuttofare” che Dio ha deciso di metterlo a testa in giù?

Sara Signorelli è laureata in Scienze Biologiche all’università degli Studi di Milano. Attualmente è ricercatrice all’università di Medicina di Innsbruck

     
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